lunedì 22 giugno 2009

All'ombra della questione morale

La Repubblica Italiana è senza luce, avvolta com’è nelle lenzuola notturne del suo primo ministro. Il re è nudo (e non solo nelle sue notti festaiole), l’immagine di un governo forte, decisionista, che procede con la fiducia alle Camere, fondata sulla dittatura dei numeri, è stata spazzata via dalla netta impressione di uno Stato debole in cui il suo primo ministro sembra essere ricattabile.

E all’ombra di questa gigantesca questione morale che rimbalza dalle colonne dei giornali (le televisioni sembrano non essersene accorte), all’ombra dei vizi privati e delle pubbliche presunte virtù, restano importanti questioni irrisolte. Questioni affrontate con annunci buoni per gli spot televisivi da TV commerciale nei mesi addietro, ma che ancora non vedono una risoluzione.

Nell’ombra resta la crisi economica e i danni che provoca alla vita produttiva del paese. Le stime di questi giorni ci restituiscono un 2010 in cui la disoccupazione arriverà al 12%, a prescindere da quale sarà l’andamento del PIL, come effetto di questo 2009 nero. L’ISTAT dice che gli industriali italiani hanno perso in un anno circa un terzo della loro attività, delle loro produzioni. Questo ricade sui lavoratori.
Dove sono le misure anticrisi?

Nell’ombra restano i lavoratori. E’ di ieri la notizia che gli operai della Smith Textile di Schio (Vi) hanno minacciato l’Unicredit e il Banco Popolare di ritirare i loro depositi nel caso in cui non concedano credito alla loro azienda, che non riesce a pagare gli stipendi e i fornitori. Già, perché nonostante i soldi ricevuti, le banche non concedono il credito, e soprattutto alle piccole e media imprese, proprio quelle che avvertono maggiormente gli scossoni della crisi. Il governo non vigila?

Nell’ombra restano gli abitanti de L’Aquila. Dopo le promesse e le passerelle elettorali, dopo il cordoglio nazionale, non resta che un decreto per la ricostruzione in cui non è chiaro quasi niente, se non che i tempi di attesa degli aquilani saranno molto lunghi, nelle tendopoli. Non è chiaro quasi niente se non che il centro storico dell’Aquila e le sue case resteranno probabilmente per cinque anni in quelle condizioni.

Non è chiaro quasi niente se non che gli aiuti saranno dati solo ai residenti. Non è chiaro quasi niente se non che per lungo tempo resteranno in piedi le famose casette.
E’ così che si infligge il colpo di grazia a una città. Non a caso il Sindaco dell’Aquila e il Presidente della Provincia chiedono di vederci chiaro, non a caso molti cittadini si stanno organizzando in comitati e protestano perché vogliono prendere parte alla ricostruzione. Ma restano nell’ombra, anche perché le loro proteste sono state sistematicamente ignorate dai telegiornali di regime.

In questi giorni ci arrivano molte email da abitanti aquilani che ci chiedono di intervenire, in particolare vi invito a leggere questa lettera (http://www.sinistraeliberta.it/lettera-terremotati-abruzzo-campi-in-abruzzo-dove-vengono-sospesi-i-diritti/) di una donna aquilana che spiega come gli abitanti delle tendopoli siano sotto stretto controllo delle autorità. Sembra un campo di concentramento.
Per rispondere a tutto questo, i comitati cittadini stanno organizzando una fiaccolata in occasione del G8 di luglio a l’Aquila. Partecipiamo.

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