mercoledì 24 giugno 2009

Iran:l'ipocrisia della politica mondiale.

Non c'è nulla di peggio dell'ipocrisia quando a essere in ballo sono i Diritti Umani e Civili di un popolo e di ipocrisia da parte dei politici occidentali se ne vede a vagonate nel caso dell'annuncio del riconteggio dei voti in Iran.

Tutti ad applaudire la decisione presa da Khamenei di far fare il riconteggio dei voti in alcune circoscrizioni. Dal Presidente americano Omaba fino al Ministro degli Esteri italiano Frattini passando per la Merkel e per Barroso, si sono detti tutti “soddisfatti” di questa decisione, come se non sapessero che l'organismo incaricato di verificare la legittimità del voto è il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione presieduto dall'Ayatollah Ahmed Jannati, fedele (anzi fedelissimo) proprio di Khamenei e di Ahmadinejad. Se non è ipocrisia questa ditemi voi cos'è.

In compenso non si sono sentite quelle prese di posizione che tutti reclamano in merito alla durissima repressione ordinata dal regime sui ragazzi di Teheran che in questi giorni manifestano nelle strade della capitale iraniana. Neppure una parola di protesta nemmeno per il blocco totale dell'informazione ordinato dagli Ayatollah, chiaramente intenzionati a non far vedere al mondo quello che accade in Iran. Solo la rete, grazie a coraggiosi ragazzi iraniani, continua a diffondere filmati e immagini di quanto sta avvenendo in Iran.

Ieri, parlando tra di noi, ci si chiedeva se il mondo avesse capito la portata reale di questa protesta che nessuno, tantomeno gli Ayatollah, si aspettava. Oggi ci rendiamo conto che tutti ne sono perfettamente consapevoli ma che con ogni probabilità non vogliono cambi di potere in Iran, preferiscono il minaccioso Ahmadinejad piuttosto che un riformatore che potrebbe portare l'Iran fuori dalle sabbie mobili del fondamentalismo. Insomma preferiscono un nemico, magari da sconfiggere con una bella guerra, piuttosto un Paese che vola verso il Diritto. E' terribilmente tragico che l'ipocrisia occidentale basata sugli interessi arrivi a tanto.

Ed è proprio il cambio di potere a Teheran che spaventa i grandi della terra, perché questa protesta che ricorda tanto la rivoluzione che mise fine all'epoca dello Shah di Persia, potrebbe veramente far vacillare il potere fin qui incontrastato di Khamenei e del suo burattino Ahmadinejad. Per la prima volta l'Ayatollah Khamenei viene messo apertamente in discussione, non da elementi qualsiasi ma dall'elite del potere religioso iraniano. Già nei giorni scorsi il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijiani (ex negoziatore per il nucleare) ha fortemente criticato il comportamento ambiguo di Khamenei, ma è di ieri la notizia che anche il potentissimo Ayatollah Ali Akbar Hashemi Rasfsanjani (lo squalo), colui che cioè presiede l'organismo che elegge la Guida Suprema e che controlla il suo operato, si è schierato apertamente contro Khamenei. Insomma la protesta dei ragazzi di Teheran sta scuotendo la base del potere religioso iraniano.

Il problema, come detto, è che per i politici occidentali questo non è un bene. Sono troppi gli interessi conclusi con Ahmadinejad per rischiare di perderli con una nuova guida con cui andrebbero tutti rinegoziati. E poi c'è sempre la questione della guerra. Con Ahmadinejad al potere ci sarebbe sempre la possibilità di giustificare un attacco all'Iran grazie alle minacce sparate a più riprese dal piccolo Hitler persiano. Con al potere un altro Presidente meno aggressivo (o moderato) sarebbe impossibile far digerire all'opinione pubblica mondiale un eventuale attacco all'Iran.

Ed ecco che allora i ragazzi di Teheran che chiedono più libertà e più Diritti diventano una minaccia non solo per il potere di Khamenei e del suo burattino Ahmadinejad, ma anche per gli affari miliardari che tutto il mondo ha fatto e sta facendo con l'Iran. Ma siccome non si può criticare chi chiede Diritti e libertà allora si usa l'ipocrisia tipica di ogni politica e si “approva” la scelta apparentemente liberale di ordinare il riconteggio dei voti. Ma per favore, ci avete preso davvero per fessi?

L'offensiva poi è a tutto campo. La rete è piena di provocatori che difendono l'elezione di Ahmadinejad e che lodano le scelte dei politici occidentali di “non intromettersi” negli affari interni iraniani. Alcuni di loro ventilano addirittura l'ipotesi che la protesta dei ragazzi di Teheran sia orchestrata dagli USA e da Israele, cioè proprio dagli unici due che hanno tutto l'interesse di vedere Ahmadinejad al potere, i primi perché convinti che l'Iran sia indispensabile per risolvere i problemi dell'Afghanistan e dell'Iraq, i secondi perché così possono finalmente preparare apertamente l'attacco alle centrali nucleari iraniane (oltretutto lo dicono molto apertamente).

E allora non bisogna finire nella trappola tesa dall'ipocrisia della politica mondiale, occorre appoggiare apertamente i ragazzi di Teheran, occorre appoggiare la loro pacifica richiesta di libertà con ogni mezzo possibile. I politici occidentali, a partire da quelli italiani, devono essere portati a prendere le difese di questi coraggiosi ragazzi, senza ipocrisie e senza doppi fini. La libertà e il Diritto non sono beni negoziabili.

Miriam Bolaffi (W.I.)

Ballottaggi: è tornata l'estate.

Post: Ballottaggi, è tornata l’estate

Autore: Nichi

E’ tornata l’estate. Dopo una pioggia lunghissima e il freddo della rivincita berlusconiana, torna il sole in Italia e in Puglia. La città più meridionale di Italia, Milano, ha dato un segnale di riscossa: Filippo Penati e la sua vasta alleanza si sono fermati a un’incollatura dalla vittoria.

Non era scontato con un Bossi sempre più in forma. Ma è qui in Puglia che si riparte. La vittoria ampia e senza se e senza ma di Michele Emiliano riapre tutti i giochi.

Il ministro Fitto, che da Roma ha tirato le fila della chiusura del Petruzzelli, dello scippo del porto, della ricandidatura di un bollito ex sindaco è il vero perdente di questa campagna elettorale. Ancora una volta Fitto subisce un tracollo e deve tornare a casa, solo con il premio di consolazione della Provincia di Lecce dove però l’affanno dei suoi uomini si è reso visibile contro la coraggiosissima Loredana Capone.

In Puglia e nel Mezzogiorno ormai l’opzione di egemonia di Fitto e di parte della Pdl è ridotta a una irrilevante questione provinciale. Ma è l’analisi delle modalità della vittoria, del cappotto (da Foggia con il sindaco Mongelli a Taranto con il presidente Florido) che deve farci riflettere. Ha vinto la partecipazione delle persone in carne ed ossa. Contro i santini imbottiti buoni benzina e di biglietti da 50 euro hanno vinto i ragazzi dei comitati, delle associazioni, uomini e donne di buona volontà che non hanno dormito la notte per montare palchi, girare video, scrivere canzoni e poesie, gridare la volontà di cambiare e di non fermarsi mai.

E’ a loro che va dedicata la vittoria, è con loro che vogliamo continuare a lavorare per i prossimi appuntamenti. Perché loro hanno dimostrato ancora una volta che il nostro Mezzogiorno non è poi solo quella Gomorra che vogliono raccontare.

Le nostre terre sono migliori di quelle che pensiamo, sono il vero antidoto agli egoismi e alle xenofobie basate sulla paura. Ecco, con i ballottaggi di ieri abbiamo dimostrato che esiste un popolo di sinistra che non ha paura. E la prossima estate, quella del 2010, sarà bellissima.

lunedì 22 giugno 2009

All'ombra della questione morale

La Repubblica Italiana è senza luce, avvolta com’è nelle lenzuola notturne del suo primo ministro. Il re è nudo (e non solo nelle sue notti festaiole), l’immagine di un governo forte, decisionista, che procede con la fiducia alle Camere, fondata sulla dittatura dei numeri, è stata spazzata via dalla netta impressione di uno Stato debole in cui il suo primo ministro sembra essere ricattabile.

E all’ombra di questa gigantesca questione morale che rimbalza dalle colonne dei giornali (le televisioni sembrano non essersene accorte), all’ombra dei vizi privati e delle pubbliche presunte virtù, restano importanti questioni irrisolte. Questioni affrontate con annunci buoni per gli spot televisivi da TV commerciale nei mesi addietro, ma che ancora non vedono una risoluzione.

Nell’ombra resta la crisi economica e i danni che provoca alla vita produttiva del paese. Le stime di questi giorni ci restituiscono un 2010 in cui la disoccupazione arriverà al 12%, a prescindere da quale sarà l’andamento del PIL, come effetto di questo 2009 nero. L’ISTAT dice che gli industriali italiani hanno perso in un anno circa un terzo della loro attività, delle loro produzioni. Questo ricade sui lavoratori.
Dove sono le misure anticrisi?

Nell’ombra restano i lavoratori. E’ di ieri la notizia che gli operai della Smith Textile di Schio (Vi) hanno minacciato l’Unicredit e il Banco Popolare di ritirare i loro depositi nel caso in cui non concedano credito alla loro azienda, che non riesce a pagare gli stipendi e i fornitori. Già, perché nonostante i soldi ricevuti, le banche non concedono il credito, e soprattutto alle piccole e media imprese, proprio quelle che avvertono maggiormente gli scossoni della crisi. Il governo non vigila?

Nell’ombra restano gli abitanti de L’Aquila. Dopo le promesse e le passerelle elettorali, dopo il cordoglio nazionale, non resta che un decreto per la ricostruzione in cui non è chiaro quasi niente, se non che i tempi di attesa degli aquilani saranno molto lunghi, nelle tendopoli. Non è chiaro quasi niente se non che il centro storico dell’Aquila e le sue case resteranno probabilmente per cinque anni in quelle condizioni.

Non è chiaro quasi niente se non che gli aiuti saranno dati solo ai residenti. Non è chiaro quasi niente se non che per lungo tempo resteranno in piedi le famose casette.
E’ così che si infligge il colpo di grazia a una città. Non a caso il Sindaco dell’Aquila e il Presidente della Provincia chiedono di vederci chiaro, non a caso molti cittadini si stanno organizzando in comitati e protestano perché vogliono prendere parte alla ricostruzione. Ma restano nell’ombra, anche perché le loro proteste sono state sistematicamente ignorate dai telegiornali di regime.

In questi giorni ci arrivano molte email da abitanti aquilani che ci chiedono di intervenire, in particolare vi invito a leggere questa lettera (http://www.sinistraeliberta.it/lettera-terremotati-abruzzo-campi-in-abruzzo-dove-vengono-sospesi-i-diritti/) di una donna aquilana che spiega come gli abitanti delle tendopoli siano sotto stretto controllo delle autorità. Sembra un campo di concentramento.
Per rispondere a tutto questo, i comitati cittadini stanno organizzando una fiaccolata in occasione del G8 di luglio a l’Aquila. Partecipiamo.

domenica 21 giugno 2009

Antiquorum: non andiamo a votare

Non andare a votare o non ritirare la scheda del referendum è l’unico modo per non non far passare una legge elettorale che trasformerebbe una “porcata” in una “doppia porcata”. Facciamo saltare il quorum. Ne va della democrazia nel nostro paese.

Manca un giorno al referendum sulla legge elettorale che, col pretesto di cancellare una “porcata” in realtà la raddoppia, peggiorando, ove vincessero i promotori la delicata situazione della democrazia nel nostro paese.

In molte parti d’Italia il 21 e il 22 giugno si svolgeranno I ballottaggi. Nelle Province e nei Comuni nei quali si celebrerà il secondo turno delle amministrative, il modo migliore per manifestare la propria contrarietà al referendum “porcata” è quello di non ritirare la scheda per il referendum. Solo così, infatti si contribuisce a non far scattare il quorum.

Per chi non deve votare alle amministrative , la strada migliore per far sentire il nostro no al referendum è quella di non andare a votare.

I quesiti referendari proposti lasciano intatta la porcata maggiore dell’attuale legge che, come è noto è l’abolizione delle preferenze. Non si risolve, cioè, il problema delle liste bloccate dei candidati, che continuerebbero comunque ad essere imposte dall’alto dalle segreterie dei partiti senza alcuna possibilità per i cittadini di esprimere le preferenze.

Riguardano, invece, il premio di maggioranza e propongono di consentire ad una minoranza di governare il Paese, stabilendo che la lista che ottiene più voti di tutte le altre conquisti la maggioranza assoluta della Camera. In via di principio se un partito ottiene il 10 % e tutti gli altri percentuali al di sotto di quella cifra, a quel partito sarebbe consegnata la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Sostanzialmente si ripropone, in peggio, il principio della legge Acerbo del 1923, voluta da Mussolini per assicurarsi la vittoria elettorale, ma con una differenza fondamentale: mentre la legge fascista prevedeva almeno la soglia minima di voti del 25% per aggiudicarsi il premio di maggioranza, il testo del referendum non prevede alcun limite inferiore. Persino una legge fascista, insomma, era meno anti-democratica di questa.

A questo punto, è evidente che le questioni più discusse della legge “porcata” non vengono neppure sfiorate dal referendum. Se la legge attuale è stata giustamente definita una porcata, quella che uscirebbe fuori da un referendum vittorioso sarebbe una “doppia porcata“. Quando, come in questo caso, attraverso marchingegni elettorali si vogliono rendere inutili i voti di milioni di cittadini vuol dire che è in gioco la libertà di scelta dell’elettore che sarebbe compressa ulteriormente.

martedì 16 giugno 2009

A viterbo Sinistra e Liberta non lascia, anzi raddoppia!!!

Il 13 giugno a Viterbo tutti i rappresentanti delle forze ed associazioni che hanno dato vita all’esperienza di Sinistra e Libertà hanno reso pubblico che il progetto per costruire un nuovo soggetto politico va avanti ed alle elezioni provinciali del prossimo anno ci sarà il simbolo di Sinistra e Libertà.
Sinistra e Libertà terrà una prima assemblea provinciale aperta venerdì 26 giugno e costituirà il coordinamento organizzativo e la rete degli amministratori.
Sinistra e Libertà è già al lavoro per unire il centro-sinistra viterbese consapevole che non tutte le spinte all’autosufficienza sono state sconfitte dal voto e nella convinzione che la destra, che pure subisce una battuta di arresto in questi territori, può essere sconfitta soltanto dall’unità del centro-sinistra. Dovremo però avere la capacità e l’umiltà di mettere al centro del nostro agire l’impegno per la risoluzione dei tanti problemi che riguardano le prospettive di sviluppo del viterbese, ma anche risposte concrete ai problemi quotidiani di tanti, uomini e donne, che tutti i giorni fanno i conti con la crisi economica.
Sinistra e Libertà vuole incontrare in questo percorso quanti intendono impegnarsi nella costruzione di una comunità politica in cui le parole solidarietà, pace e non violenza, accoglienza, economia verde e riconversione ecologica, partecipazione divengano pratica quotidiana e terreno di confronto culturale.
Sinistra e Libertà ha altresì programmato una serie di feste, durante il periodo estivo, per creare una rete di incontri e confronti che consentano già a settembre una prima verifica del lavoro di coinvolgimento avviato.

lunedì 8 giugno 2009

UN cantiere aperto

Il risultato di Sinistra e Libertà alle elezioni europee fotografa una storia che è ricominciata, un cantiere che è partito, una mobilitazione che significa accumulo di energie intellettuali e di passioni civili. Soprattutto tra le giovani generazioni, cioè tra i veri protagonisti della nostra campagna elettorale.
Un soggetto politico neonato, spesso oscurato mediaticamente, con un rodaggio di poche settimane, ha raggiunto quel 3.1% che è un risultato importante, segno di una domanda di sinistra che vive, sia pure dispersa e frustrata, nel nostro Paese. Il risultato è ancora più incoraggiante se lo si legge con le lenti del nostro Mezzogiorno, dove la proposta di Sinistra e Libertà ha avuto affermazioni persino straordinarie. Nel Sud si è cominciato ad avvertire il segno reale della politica economica e sociale delle destre, si è cominciato a intendere quanto la “questione settentrionale” sia una minaccia per l’universalità dei diritti e per l’unità del Paese.
Gli sconfitti di questa tornata elettorale sono tre. Il bipolarismo innanzitutto, cioè l’idea di poter ridurre ai due antagonisti (PDL e PD) la ricchezza culturale e politica che ha animato la storia italiana. Poi ha perso Berlusconi, si è creata la prima crepa, la prima incrinatura nel rapporto con il suo popolo: una sorta di “idillio infranto” che rende visibilmente vulnerabile il volto arrogante dell’egemonia berlusconiana. E infine il PD, che ha perso moltissimi voti, soprattutto al Sud. È, secondo me, la sconfitta della vaghezza di chi crede di poter riempire il vuoto a sinistra ma è strutturalmente, politicamente e culturalmente impossibilitato a farlo.
Il 10% degli italiani che hanno votato a sinistra del Pd e non saranno rappresentati nel Parlamento Europeo ci dicono quanto sia necessario proseguire il nostro lavoro, chiedere a ciascuno e a ciascuna di continuare a tenere in piedi questo sogno utile che è la ricostruzione di una sinistra che abbia senso, che abbia significato e utilità, che abbia il coraggio di costruire mobilitazione ed esperienza politica, di occuparsi di questioni scomode, di coniugare innovazione politico culturale e progetti autorevoli.
Si ricomincia quindi, da parole d’ordine chiare: la questione sociale, la difesa della laicità dello Stato, il rilancio della scuola pubblica, la centralità della sicurezza del lavoro e sul lavoro, la tutela dell’ambiente e poi i diritti civili, sociali e umani.
Col nostro 3,1 abbiamo inaugurato il cantiere della nuova sinistra italiana. Noi quel cantiere non lo chiuderemo.
Nichi Vendola

giovedì 4 giugno 2009

Intervento di Matteo Antonucci durante "Cultura e libertà"

Cultura e Libertà… perché è così importante un incontro come quello di oggi. Basta fare una passeggiata per Tuscania e guardarsi intorno, che subito ci si rende conto delle tra ordinare bellezze e risorse di cui dispone il nostro paese. Le Pietre delle nostre case, dei nostri monumenti, delle nostre chiese. Narrano le vicissitudini di più di 3.000 anni di storia: Pietre che parlano di preistoria, delle civiltà etrusca e romana, Pietre che narrano storie buie e intrigate di Medioevo, parlano di Rinascimento, dei viaggi di Dante e di Goethe, dei soggiorni di GUglielmo Oberdan. Pietre che parlano del dramma di due guerre mondiali e che raccontano le lotte di resistenza, dei braccianti agricoli, delle occupazioni delle terre. E ancora Pietre sbriciolate, distrutte, frantumate e ricostruite con dura fatica dopo il terremoto del 1971.
Tutto questo in contraddizione con una politica energetica scellerata e criminale. Nonostante la centrale di Montalto, nonostante la centrale di Civitavecchia, nonostante la vertenza No Coke, come se tutto questo non bastasse c’è chi ancora propone delle mega centrali a biomasse. E lo fa qui, a Tuscania nel cuore della maremma, nella culla della civiltà etrusca. Cara Serenella, caro PD, non si può parlare di politiche di salvaguardia ambientale e allo stesso tempo volere una mega centrale a biomasse. Non si può parlare di turismo e di sviluppo sostenibile e allo stesso tempo volere una mega centrale a biomasse. Cara Serenella, non si possono valorizzare i prodotti tipici tuscanesi se accanto c’è una mega centrale a biomasse.
Noi in mente abbiamo dei programmi seri e concreti, un vero e proprio modello Tuscania.
Mi viene in mente la metafora del filosofo francese Henry Bergson, la metafora dell’arco: l’arco è l’istituzione, la corda è il passato e la freccia il futuro. Quando incocchiamo la freccia e tiriamo la corda diamo direzione e potenza al nostro futuro. Noi sappiamo dove vogliamo fare arrivare la nostra Tuscania: scuola di alta cucina Etoile Boscolo, cittadella della cultura, cittadella dello sport, riserva naturale del fiume Marta. Questi sono alcuni degli ambiziosi progetti che abbiamo in cantiere e che potrebbero determinare una svolta unica per il nostro paese.
Blocchiamo il tempo; che non vuol dire bloccare il progresso e il futuro ma riconoscere e valorizzare, da un lato, la bellezza di camminare nel passato remoto dei secoli della storia e dall’altro mettere a disposizione questo bagaglio per gli operatori della cultura, per le nuove generazioni, per la MIA generazione, per tutti coloro che nel nostro paese hanno scelto di abitare e soprattutto di vivere.

lunedì 1 giugno 2009

CULTURA E LIBERTA'

Mercoledì 3 giugno, alle ore 16, presso il giardino di Tuscania,(da Venturino), Sinistra e Libertà organizza un’ iniziativa pubblica alla quale parteciperanno Philippe Daverio e Giulia Rodano,assessore alla cultura della Regione Lazio e rappresentante del gruppo regionale di Sinistra e Libertà.
Dopo l’incontro con l’assessore al bilancio della Regione, Luigi Nieri, nel quale si è parlato di politiche sociali e di bilancio partecipato, si replica con “cultura e libertà”.
Un’occasione per conoscere le politiche culturali promosse dalla regione Lazio, le modalità di accesso e fruizione e per sviluppare un confronto pubblico attorno al tema della valorizzazione culturale del nostro territorio, quale asse di sviluppo per Tuscania.
“Siamo convinti che cultura, turismo e ambiente siano le risorse più significative del nostro territorio e proprio per questo vogliamo porre le basi per la costruzione di una rete che mettea insieme attori istituzionali e realtà territoriali che promuovono e producono cultura.
Vogliamo porre le basi per affermare un vero e proprio “modello Tuscania”. Si parlerà di progetti ambiziosi e importanti , primo tra tutti la scuola di alta cucina Boscolo, che possono segnare una svolta storica per la nostra cittadina.
Oltre a Philippe Daverio e Giulia Rodano, interverrà Regino Brachetti,candidato sindaco della lista civica “Patto per Tuscania”. L’incontro sarà coordinato da Matteo Antonucci, candidato alla carica di consigliere ed esponente di Sinistra e Libertà.

Sinistra e libertà di Tuscania