martedì 6 ottobre 2009

Anch' io sono Peppino Impastato

vogliamo far partire da Viterbo una iniziativa che riteniamo densa di civiltà, di senso delle istituzioni e della democrazia.

In questi giorni si è tornati a parlare di Peppino Impastato.

Un sindaco ha voluto togliere a una via il suo nome. Crediamo che un atto del genere ci tocchi tutti trasversalmente, come cittadini di questa Repubblica. Per questo riteniamo che vada data una risposta forte, univoca, inequivocabile. Per questo le inviamo un appello affinché una strada, una piazza di Viterbo sia dedicata a Peppino Impastato.

L'iniziativa l'abbiamo voluta chiamare “Anch'io sono Peppino Impastato! Una strada in ogni città per non dimenticare”.

Avvieremo infatti una campagna a livello nazionale e, attraverso la rete, chiederemo a tutti i sindaci italiani di dedicare un luogo della propria città a Peppino. Ben sapendo che quando si tratta di mafia nessuno può essere neutrale. Essere equidistanti vorrebbe dire essere conniventi.

Qualcuno potrebbe chiedersi perché. O, peggio ancora, rispolverare un campanilismo vecchio di cent’anni e domandarsi: ma che c’entra Peppino Impastato con Viterbo? C’entra, c’entra.


Perché, come una nuova generazione di scrittori insegna, a cominciare da Roberto Saviano, la mafia non è una realtà circoscrivibile al Meridione. Parla la lingua universale del cemento, dei rifiuti, del business. E attraversa l'intero Paese. Come un morbo dal quale nessuna regione può dirsi al riparo. Settentrione compreso.

Dedicare una via, una strada, un luogo pubblico di Viterbo a Peppino Impastato significherebbe mantenere vivo il suo ricordo contro chi cerca di cancellarlo. Ieri come oggi.


Se nel ’78 il suo assassinio fu, per le strane coicidenze della storia, oscurato mediaticamente dall'omicidio Moro, e si cercò di farlo passare per un terrorista kamikaze, nel 2009 la storia si ripete. Pensi al sindaco di Ponteranica, nel Bergamasco, che ha deciso di rimuovere la targa intitolata a Peppino per sostituirla con un’altra, dedicata a un personaggio locale.

È solo un esempio di quel campanilismo pericoloso di cui le parlavamo. Che rischia di farci tagliare i ponti con una memoria che è anche nostra.

Sappiamo che non permetterà che questo accada, perché l’argomento “mafia” non l’ha mai lasciata indifferente.


Lo dimostrano la Notte Bianca 2008, dedicata a Falcone e Borsellino. E i lenzuoli bianchi appesi alle finestre di Palazzo dei Priori, nella giornata in ricordo delle vittime della criminalità. Tutte iniziative della sua giunta.

Viterbo è sempre stata in prima linea nel conservare la memoria delle stragi mafiose. Non si tiri indietro proprio stavolta. Ci pensi.

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